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Regolarizzazione badanti e colf: assunzione e sanatoria badanti

 
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Le silenziose sostitute dello Stato

di Cristiano Gori

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10 agosto 2009

Il confronto pubblico sulle scelte per le badanti è stato sinora parziale e si è rivolto quasi esclusivamente alla sanatoria. Non si sono discusse, invece, le ragioni che ci rendono il paese europeo che più vi ricorre, le criticità legate alla loro ampia presenza nell'assistenza agli anziani non autosufficienti e le possibili conseguenze dell'imminente regolarizzazione per il sistema di protezione sociale. Questi argomenti toccano il ruolo delle politiche (o non politiche) di welfare nella diffusione delle badanti.

Vediamo i punti principali. Il primo problema è relativo ai pochi i servizi. Ridotta è l'offerta di quelli a domicilio, necessari ad affiancare le badanti riducendone l'onere e svolgendo attività per le quali esse mancano perlopiù di una specifica preparazione, come interventi infermieristici o cura del corpo in condizioni molto deteriorate. I fruitori sono aumentati nel periodo 2000/2007 dal 3,8% al 4,9% degli anziani (nelle statistiche sono coloro che hanno almeno 65 anni) ma la media dell'Europa a 15 è il 10%. Inoltre, nella maggior parte dei casi, l'efficacia degli interventi è limitata dalle poche ore settimanali erogate.
Pure scarsa è l'offerta di strutture residenziali, che possono utilmente sostituire le badanti per le situazioni più gravi. In Italia vive in casa di riposo il 3% degli anziani, la maggior parte dei quali ha oltre 80 anni. La percentuale è ferma da un decennio mentre negli altri paesi europei sotto il 4,5% di anziani ospiti aumenta costantemente. Sovente le famiglie s'imbattono in lunghe liste d'attesa e altrettanto spesso rinunciano alla struttura perché la retta mensile è più elevata dello stipendio di una badante.

Il secondo problema è la cattiva utilizzazione dei contributi monetari. Lo Stato giustamente aiuta le famiglie a pagare le badanti, perlopiù attraverso l'indennità di accompagnamento, un trasferimento di 472 euro mensili per le persone non autosufficienti ricevuto dal 9,5% degli anziani. L'ampiezza dell'utenza è simile alle migliori esperienze internazionali ma il profilo della misura no. Poiché non si esegue alcuna verifica sull'effettivo impiego dei 472 euro, molti li utilizzano per retribuire lavoratrici irregolari; manca, parimenti, qualsiasi meccanismo teso ad assicurare che queste risorse finanzino assistenza appropriata ai bisogni dell'anziano. Le suddette criticità sono legate alla separazione tra le procedure di erogazione dell'indennità e la rete locale dei servizi domiciliari.

Il terzo problema riguarda la qualità. Le azioni per promuovere la qualità della cura fornita dalle badanti infatti stentano a decollare, a partire dalla formazione. La metà delle regioni e numerosi enti locali hanno definito specifici percorsi formativi, con caratteristiche simili: un numero contenuto di ore – mediamente 150 in totale – e moduli concernenti il funzionamento del welfare italiano, la natura dei contratti di lavoro, le modalità di relazione con l'anziano e le tecniche di cura della persona. L'utenza, tuttavia, è ancora assai contenuta.

Cosa fare? Le criticità indicate toccano l'intera Italia ma con differenze ampie tra le regioni, le cui amministrazioni operano producendo sforzi di intensità varia per ridurle. Il governo ha varato la sanatoria e avrà un ruolo decisivo nel determinare lo scenario futuro. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, non si è sinora occupato della non autosufficienza e si trova davanti a un bivio. Può fare della sanatoria un punto di arrivo, l'unica azione di rilievo realizzata nella legislatura, senza accompagnarla con altri interventi significativi. Ciò vorrebbe dire aiutare chi può a meglio organizzarsi privatamente con le badanti e lasciare il welfare pubblico nella sua fragilità, probabilmente - dati i tagli ai servizi ora in discussione - indebolendolo ulteriormente.
Oppure Sacconi può rendere la sanatoria il punto di partenza di una strategia di legislatura. Si tratterebbe di utilizzare le leve a sua disposizione per sviluppare i servizi rivolti agli anziani non autosufficienti: dedicarvi ampio spazio nel «Patto per la Salute 2010-2012» in via di definizione - che disegnerà le politiche sanitarie dei prossimi anni - e proseguire l'esperienza del «Fondo per le non autosufficienze 2007- 2009», che pure se esiguo (400 milioni annui) ha avuto un impatto rilevante.

Inoltre, la sanatoria fornisce a Sacconi l'opportunità di affrontare il secondo e il terzo dei problemi elencati, che presuppone che le badanti operino nella regolarità. Tale possibilità era limitata, negli ultimi anni, da politiche migratorie che consentivano solo a poche persone di regolarizzarsi. In questo scenario non si poteva pensare di condizionare l'erogazione dell'indennità di accompagnamento alla verifica dell'occupazione regolare delle badanti e del tipo di assistenza fornita, e le irregolari non frequentavano corsi di formazione perché avrebbero così segnalato la loro esistenza. È invece oggi possibile legare sanatoria, verifiche sull'utilizzo dell'accompagnamento e sviluppo dei percorsi formativi in un'azione coordinata di qualificazione dell'assistenza privata. Nell'insieme, le migliori condizioni per le badanti sarebbero parte di un progetto di potenziamento del welfare pubblico.

10 agosto 2009
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